Nonostante il film da cui prende avvio (Il signore della guerra) sia piuttosto mediocre, il poeta riesce a scovarne la bellezza, neanche fosse Picnic ad Hanging Rock. Juan Eduardo Cirlot (Barcellona 1916-1973) è stato un poeta appartato ma cruciale, sensibile critico d’arte e letterato. Quando si innamora dell’attrice Rosemary Forsyth, sceglie di dedicarle decine di brevi raccolte di poesie, il cosiddetto Ciclo di Bronwyn - dal nome del personaggio della pellicola. Proponiamo al lettore italiano, che ancora non ha potuto leggere traduzioni di questo maestro della tecnica e della prospettiva, la prima parte del lungo poema per frammenti insieme a una breve antologia. Cirlot aderì al surrealismo, scrivendo opere in versi quali La morte di Gerione (1943) e Lilith (1949). È stato critico d’arte, autore di monografie su Antoni Gaudí e diversi pittori. Nel 1958 pubblicò il celebre Dizionario dei simboli tradizionali. La sua produzione in poesia fu meritoriamente raccolta postuma dalla figlia, Victoria Cirlot, raffinata medioevalista, e dall’editore Jacobo Siruela. Le traduzioni inedite sono di Alberto Pellegatta.
BRONWYN / I
a Bronwyn-Daena
a colei che rinasce dalle acque
Le impronte delle tue dita
non si vedono sulla torre.
Ma leggo senza riposo, nella solitudine dell’eremita vicino al mare
gli antichi segni dove sei stata intorno all’anno mille,
tra i boschi, i pantani, i rami e le foglie, l’argilla pestata.
Dentro al cuore c’è la morte
come una runa bianca di cenere.
Avvicinati attraverso il campo bianco o il verde campo o attraverso il campo nero, ma vieni.
Fermati davanti alla tomba
dove stiamo entrambi.
*
Las huellas de tus dedos
no se ven en la torre.
Pero yo leo sin descanso, en la soledad de la eremita junto al mar
los antiguos signos en donde tú estuviste hacia el año mil,
por los bosques, los pantanos, las ramas y las hojas, la arcilla pisada.
Dentro del corazón está la muerte
como una runa blanca de ceniza.
Acércate por el campo blanco o por el verde campo o por el campo negro, poro ven.
Detente ante la tumba
donde los dos estamos.
*
Questo suono triste che singhiozza
è la mia spada romanica che pensa.
Il mio cuore scuro la accompagna.
*
Este sonido triste que solloza
es mi espada romántica que piensa.
Mi corazón oscuro la acompaña.
*
Sono un essere umano malgrado me stesso.
Lo spazio argentato del mio spirito
penetra nello spazio grigio del mondo.
Fino a quando?
*
Yo soy un ser humano a pesar mío.
El espacio plateado de mi espíritu
penetra en el espacio gris del mundo.
¿Hasta cuando?
*
Le erbe sono bionde come te
lontane dalla cenere che mi allontana
per sempre senza ferro.
La morte è la palude delle croci,
Bronwyn.
*
Las hierbas son tan rubias como tú
lejos de la ceniza que me aleja
para siempre sin hierro.
La muerte es el pantano de las cruces,
Bronwyn.
*
IL POETA
Quest’uomo dai capelli dispersi non è altra cosa che il riesumatore di un mondo prima irredento. Ha imparato, soffrendo, formule magiche che gli altri non conoscono: scongiuri per evocare e ricreare le danze interiori.
Razze sordomute, perse nei loro paraggi profondi, prendono voce bruscamente e, dalla valle addormentata sotto la nebbia, questo coro risuona illuminando regioni desolate o magnifiche.
Così, finché tutta la terra si converte in eco.
*
EL POETA
Ese hombre de cabellera dispersa, no es otra cosa que el exhumador de un mundo antes irredento. Ha aprendido, sufriendo fórmulas mágicas que los otros desconocen: conjuros para evocar y recrear las danzas interiores.
Razas sordomudas, perdidas en sus parajes profundos, cobran voz bruscamente y, desde el valle dormido bajo la niebla, ese coral suena iluminando regiones desoladas o magníficas.
Así, hasta que toda la tierra se convierte en eco.
*
ALBERO AGONIZZANTE
L’albero che nei miei occhi soffre e cresce
aspetta le tue colombe abbagliate.
Senza frutta, con le foglie desolate
estatico si alza. Non fiorisce.
Senza il sangue celeste. Rimane
sempre sterile; i rami strappati
come arterie senza fiore, disabitate:
rovine di un altro mondo che scompare.
Rovine del mio orrore cristallizzato
in lamenti senza voce; duri splendori
metallici, che coprono la tortura
eterna di quel mostro legato
che estende ormai rinsecchita la follia,
sotto un cielo senza luce e senza clamore.
*
ÁRBOL AGÓNICO
El árbol que en mis ojos sufre y crece espera tus palómas deslumbradas. Sus frutas, con las hojas desoladas extático se eleva. No florece.
Sin la sangre celeste. Permanece siempre esteril; las ramas desgarradas como arterias sin flor, deshabitadas: vestigio de otro mundo que perece.
Vestigio de mi horror cristalizado en lamentos sin voz; duros fulgores metálicos, que cubren la tortura
Eterna de este monstruo maniatado que extiende ya reseca su locura, bajo un cielo sin luz y sin clamores.
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